ABETONE

La visita al ristorante da Silvio rimane sempre un’esperienza unica nella sua ripetitività. Questo piccolo ristorante situato su una curva in località Pianosinatico in direzione Abetone, non brilla certo di attrattiva ma, una volta trovato posto alla macchina e varcata la soglia dell’ingresso sarà difficile non tornarci.

L’oste ti fa accomodare al tavolo e illustra il menù degustazione, composto da numerosi assaggi che spaziano dal tartufo alla cacciagione ai salumi particolari.

Ovviamente, per noi sostenitori del dio Bacco, la carta dei vini è spaziale, profonda nelle annate e dal prezzo umano. Abbiamo bevuto Tiezzi 2006 rosso di Montalcino e finito tutti i Tignanello presenti…lo so lo so ma quando ricapita?

"BYOB? da Silvio non serve ." – cit. Tappo d. Diritto –

Ristorante Lo Storno nel pieno centro di Pistoia, in questa serata estiva finalmente torniamo a cenare insieme, un po’ più spensieratamente, torniamo dopo quasi un anno con tre bottiglie coperte. 

Il primo vino, bianco, appare difettato all’apertura, niente tappo niente ossidazione solo una grande riduzione che al naso è penetrante e ficcante ma in bocca non uccide ma anzi invoglia. Questo appare uno dei rari casi in cui il decanter sembra avere una effettiva funzione. Il bianco verrà bevuto lungo tutte le due ore della cena e si aprirà evolvendo continuamente. Alla fine sembrerà di aver degustato più vini diversi, da una partenza completamente citrica e tagliente a una nota di miele d’arancia, la complessità è sublime, verrà apprezzato da tutti e tutte a tavola…veniamo alle noti dolenti, il vino è comunque non opulento e questo mi porta deciso verso nord, sicuramente non è uno Chardonnay, escludo quindi Chablis, Luciano mi aiuta facendomi concentrare sulla nota di miele e li mi sovviene Loira quindi Chenin Blanc. 

Il vino è iconico: Les Vieux Clos di Nicolas Joly, 2018. Un vino che contiene in se tanti vini, da riprovare magari con qualche anno di evoluzione ulteriore. Gran bella bevuta, anche il nostro socio Giulio apprezza. 

Secondo vino in batteria, appare un brioso e pulito rosso rubino non granato, accompagnerà egregiamente le portate di carne. Optiamo decisi per un sangiovese delle nostre parti, sicuramente non un Chianti riserva o un Brunello, Riccardo si butta su un Rosso di Montalcino. La freschezza è sinonimo di eleganza e l’eleganza in Chianti di altezza quindi Rufina! Troppo forte il nostro Luciano, Liber 2014 (7 anni lo hanno reso morbido e pulito) Fattoria Cerreto Libri.

Il terzo vino ci colpisce in pieno, scordiamoci l’esilità del Rufina, qui si gioca sul corpo e sull’alcol. La bevibilità è comunque ottima e non sovrastata dal corpo. Optiamo tranquillamente per un nebbiolo ma non ci sentiamo di sbilanciarci sulla zona, impossibile che sia Barolo…possibile che sia Val d’Aosta, no troppo di tutto…ecco che ci appare nella mente quella straordinaria valle Est-Ovest in quel di Sondrio con le sue sottozone rigorosamente da sapere a memoria! Riccardo vota per un Valtellina base sicuramente con passaggio in legno ma il nostro Luciano spiazza tutti con un lapidario no.

Questo è uno sfursat! 

La bottiglia si scopre e l’esultanza alla Tardelli parte per le vie del centro. Sempre il numero uno!

Sfursat di Nino Negri 2012.

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