Ho conosciuto Matteo alla festa annuale dei vini di Caluso nel 2019, io e Veronica eravamo arrivati lassù, quattro ore di auto, richiamati del passito di erbaluce di Ilaria Salvetti, sentito a FIVI l’anno prima. A distanza di due anni ho un ricordo molto nitido di questo ragazzo con una solida preparazione tecnica e con le idee ben chiare sulla costruzione di un progetto enologico. Riprendendo in mano gli appunti di quella degustazione, la fedele agendina mi viene in soccorso, mi accorgo di aver degustato quasi dieci etichette diverse, sinonimo di curiosità e voglia di capire come sfruttare il materiale a disposizione. L’erbaluce è un vitigno non molto conosciuto e, a mio parere, facilmente banalizzabile in un bianco come potrebbero essercene mille.

Tornando a questo 2021 ci incontriamo a Chiaverano, praticamente a due minuti di macchina dai vigneti. Si è subito immersi tra i filari costruiti su piccoli terrazzi, la parte umana è integrata nel paesaggio confinante, bosco o prato che sia. Vedere come le lavorazioni agricole siano rispettose dell’ambiente è facilmente visibile dalle interfila, ricche di vita e biodiversità. La pergola canavesana fa qua e là capolino, bellissimi i “sassi” di sostegno in monoblocco di granito chiamati culigne, troveremo strutture diverse nel prosieguo della vacanza, sia a Carema che in Val d’Aosta. Matteo ci fa fare un tour dell’intero appezzamento e, ci mostra i danni della grandinata di luglio, nelle visite a spasso per l’Italia sono sempre più frequenti questi fenomeni burrascosi, magari in annate aridissime riescono a rovinare molta della produzione. Rimaniamo un minuto a riflettere sulle possibilità di difesa da questi eventi presentate dal manuale WSET ma ci accorgiamo che nulla si può fare a meno di avere possibilità economiche spropositate.

Veduta dei vigneti

La visita prosegue risalendo in macchina alla volta del…BALMETTO! Una altra chicca che mi aveva affascinato e che mi ero ripromesso di vedere con i miei occhi. Siamo a Borgofranco di Ivrea addossati alla morena glaciale, qui questo piccolo borgo è costruito da “case particolari” ospitanti al piano terra stanze destinate all’invecchiamento di salumi, formaggi o all’affinamento del vino sfruttando il vento fresco costante incanalato proveniente dalla montagna, chiamato Ore. 

Tutte le regole da manuale per una buona cantina da invecchiamento sono qui naturalmente presenti: temperatura bassa e costante tutto l’anno senza sbalzi repentini, alta umidità, zero vibrazioni e ovviamente bottiglie coricate. Un luogo magico, perfetto per degustazioni ed eventi, chiamate Matteo e andate a bere lì con lui. Ma veniamo ai vini degustati, devo prementtere che quando son da amici perdo le mie qualità da giudice e indosso quelle spensierate del bevitore, quindi niente note tecniche ma solo un generale avviso di vini sinceri e dal prezzo molto ragionevole. I miei preferiti restano il rosato Rarissima e il rosso Essenne, ogni bottiglia è numerata a mano e la produzione è ampiamente sotto le mille bottiglie per tipo, praticamente pezzi unici. 

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Borgofranco di Ivrea

Borgofranco di Ivrea

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